Il celebre fisico Stephen Hawking ha ammesso che, dopo tutto, c'è la
possibilità che dai buchi neri possa sfuggire qualche tipo di informazione. Da
qualche tempo l'idea si era fatta strada fra gli astrofisici, ma il fatto che
sia stata accettata anche da uno dei pionieri della teoria dei buchi neri negli
anni settanta costituisce una svolta importante. "Per molti potrà sembrare
una sorpresa, - ha commentato Gary Gibbons dell'Università di
Cambridge, collega di Hawking - ma il suo modo di fare scienza è proprio questo:
proporre una tesi e difenderla ad oltranza, fino a quando non viene superata da
un ragionamento migliore".
Hawking perde una scommessa portata avanti da lungo tempo con John Preskill,
fisico teorico del California
Institute of Technology di Pasadena. Hawking riteneva che
qualsiasi cosa venisse inghiottita da un buco nero fosse nascosta per sempre
all'universo esterno. Preskill affermava invece che l'informazione portata da
un oggetto non viene distrutta quando questo precipita in una stella
collassata, e che può essere recuperata.
La tesi originale di Hawking si basava sulla teoria generale della relatività
di Einstein, che però è contraddetta a scale molto piccole dalla teoria
quantistica. Hawking presenterà il suo tentativo di combinare la teoria
quantistica con la relatività generale in una nuova e potente teoria della
gravitazione quantistica alla 17esima
conferenza internazionale sulla relatività generale e la gravitazione (GR17) che si terrà a Dublino dal 18 al 23 luglio.
(Da "Le Scienze")
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