sabato, 11 giugno 2005 - 14:38
"-Un libro non è un soprammobile che si contempla per
consolarsi del mondo, Marina.-
-Ah no?-"
(Amèlie Nothomb, 'Libri da ardere')
Ah no? Davvero? E pensare che, se
fossi un Baudelaire del 2000, potrei assicurare a tutti che l'unico
rimedio contro lo spleen sarebbe
proprio la lettura continua di romanzi, saggi, fiabe e storie. Ecco, proprio di
favole posso parlare. Il famoso e, ahimé, inesistente Paese delle Meraviglie è
nato tra le parole degli scrittori e continua nascere nel bianco, imbevuto di
inchiostro lucido e consolatorio. Sì, un libro È un soprammobile che si
contempla per sfuggire alla realtà, quando di questa non si può più parlare.
No, non mi sento pessimista; forse esistenzialista, se non montaliana. Ma non
pessimista. Chi lo è veramente alla fine non trova nessun antidoto a
un'esistenza riconosciuta come irrimediabilmente infelice. Invece, i miei libri sono le mie àncore, o
meglio, le mie imbarcazioni, poiché quando voglio staccarmi dal molo ormai
tanto fastidioso, mi avventuro per un oceano sempre blu, ma ogni volta diverso.

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