mercoledì, 28 novembre 2007-15:17
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| Calcificazione dell'attesa, Luca Guglielmo |
Il verbo "attendere" ha una sfumatura che il tempo ha
impolverato e chiuso in un cassetto. Forse, però, i latini ne avevano coscienza
e, spesso, quando attendevano, soprattutto le donne, rivolgevano l'animo a
qualcuno o qualcosa...nell'attesa, tendevano lo spirito all'oggetto che doveva
arrivare.
Io attendo, tendo a una persona, tendo il mio animo fin sulle punte per avvicinarmi sempre di più e toccarlo.
Io rivolgo me stessa al pensiero di una persona. Questo è il mio compito, questo è l'ordine del giorno che mi permette di svegliarmi senza farmi sentire destabilizzata, perchè nel momento in cui apro gli occhi c'è qualcosa o qualcuno su cui posso appoggiarli e non perdere l'equilibrio.
Tutto questo è spaventoso.
Io attendo, tendo a una persona, tendo il mio animo fin sulle punte per avvicinarmi sempre di più e toccarlo.
Io rivolgo me stessa al pensiero di una persona. Questo è il mio compito, questo è l'ordine del giorno che mi permette di svegliarmi senza farmi sentire destabilizzata, perchè nel momento in cui apro gli occhi c'è qualcosa o qualcuno su cui posso appoggiarli e non perdere l'equilibrio.
Tutto questo è spaventoso.

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