domenica, 10 luglio 2005 - 13:16
Davvero non mi vengono in
mente parole in grado di poter per lo meno accennare alla personalità di uno
dei miei autori preferiti. Me ne sono innamorata qualche anno fa, scoprendo la
sua scrittura estremamente riflessiva, introspettiva, psicoanalitica, a tratti
di un'ossessività e una morbosità tale da mettere in dubbio l propria
personalità stessa. Riesco solo a dire che è leggere Marcel Proust che mi
ha indotto e mi induce ad andare alla "recherche" degli
insegnamenti morali e vitali che solo grandi autori come il romanziere parigino
riescono ad esprimere. Spesso, scorrendo con lo sguardo quei lunghi periodi
complicati perchè densi di significato, ci si imbatte in una verità che abbiamo
sempre pensato, sentito, ma che non siamo mai stati in grado di esprimere. E
allora, Proust sa dare voce ai miei sentimenti e, quindi, arricchire il senso
della mia vita.
"Un nome, un mito. Mai come in questo caso si può parlare
di vera e propria dimensione mitologica a proposito di Marcel Proust, scrittore
spesso citato a proposito (ma ancor più spesso a sproposito), del tempo che
passa e della potenza del ricordo ma che in pochi hanno davvero letto.
Complice anche la mole ragguardevole e certamente intimidente della sua
produzione, delineata attraverso quel grande arco formale che è la
"Recherche"; anche apprezzabile, però, attraverso i suoi singoli
episodi.
Figlio dell'alta borghesia parigina (la madre era la figlia di un ricco agente
di cambio mentre il padre era rinomato medico), nasce il 10 luglio 1871 ad Auteil, alla periferia di Parigi. L'infanzia dello
scrittore si svolge prevalentemente nella capitale francese, con ben poche
concessioni alla fuga dalla città, se non durante il periodo estivo, trascorso
per lo più presso la dolce residenza dei parenti paterni, a Illiers. E niente
come questi momenti di svago potevano essere salutari al piccolo Marcel, affaticato
da una salute malferma e fragile, oppresso dalla più tenera età da problemi
respiratori, culminati nel primo grave attacco d'asma (disturbo che non lo
abbandonerà mai), a nove anni. A ciò si aggiunga una non comune sensibilità
interiore, subito colta dall'altrettanto sensibile madre (con cui Marcel
instaurò un legame quasi morboso), che lo rendeva schivo e solitario, a
dispetto del fratello Robert, certamente più solare e aperto.
Iscrittosi ad uno dei migliori licei della capitale, Marcel ha modo di entrare
in stretto contattato con alcuni coetanei, rampolli delle famiglie-bene
parigine, fra le quali si possono annoverare nomi di importanti politici del
tempo. L'impatto per certi versi è positivo e con alcuni compagni stringe una
sincera e duratura amicizia. D'altronde, è proprio al liceo che Proust, accanto
alla vocazione letteraria, scopre il gusto, tutto letterario anch'esso, di
entrare nei salotti parigini, rivelando una innata propensione alla vita di
società ed una straordinaria capacità di affascinare quell'uditorio, magari un
po' frivolo, che di volta in volta si trovava ad affrontare (in senso
metaforico). Inoltre, i salotti erano una fucina inesauribile di ghiotti
incontri culturali, se si pensa che erano frequentati nientemeno che da personaggi
come Madame Strauss, moglie in prime nozze del compositore George Bizet o Charles Haas, strana
figura di esteta e raffinato cultore dell'arte, sulla cui personalità Proust
forgerà poi il personaggio di Swann.
I primi frutti dell'attività letteraria di Proust arrivano nel
1892, quando si inserisce come collaboratore nella rivista "Le
Banquest", fondata da un gruppo di amici, tra cui Jacques Bizet, Daniel
Halévy, Robert Dreyfus e Leon Blum. Sono gli anni, fra l'altro, in cui scoppia
il caso Dreyfus, il capitano ebreo arrestato con l'accusa di spionaggio e
complicità con la Germania, un vero e proprio caso di linciaggio moderno a
mezzo stampa. Proust, agli occhi della Storia, ha l'onore di essere fra quelli
che difesero, oltretutto con grande energia, lo sfortunato
capitano.
Nel 1896 esce finalmente il primo libro dello scrittore "I piaceri e i giorni";
si tratta di una raccolta di novelle, edite in una raffinata edizione che
vedeva la prefazione di un mostro sacro delle patrie lettere come Anatole
France; allo stesso tempo, però, si dedica anche alla stesura di un grande
romanzo, purtroppo incompiuto "Jean Santeuil", vero e proprio
canovaccio per la successiva, gigantesca, "Recherche". Parallelamente
a tutto ciò, non dimentica la prediletta pratica della critica letteraria,
svolta con acume e gusto imepccabili.
L'attività di critico letterario e soprattutto di attento estimatore dell'arte
lo porta ad incontrarsi con le teorie estetiche dell'inglese John Ruskin, cui
dedicherà tanta parte del suo tempo, impegnandosi nella traduzione francese di
una sua opera "The Bible of Amiens". II 1900 è l'anno dei viaggi in
Italia, soprattutto a Venezia, dove compie una sorta di pellegrinaggio
ruskiniano, una verifica dal vivo delle teorie estetiche del critico inglese,
oltre che incontrarsi per la prima volta dal vero con il mondo della pittura
italiana. Questi viaggi alla ricerca dei grandi momenti dell'arte europea sono
un tratto fondamentale dello stile di vita di Proust e si rinnoveranno, fin
tanto che gli sarà possibile muoversi e affrontare le fatiche di lunghi
trasferimenti.
Nel 1905 muore, due anni dopo il padre, la madre dello scrittore, un momento
fra i più dolorosi della sua vita, che di lì a qualche tempo lascia
l'appartamento della famiglia e si trasferisce in Boulevard Haussmann, dove
farà istallare la famosa camera interamente rivestita di sughero e isolata da
ogni rumore esterno. È all'inizio del 1907, circa, che avvia la stesura della
sua opera più ambiziosa.
A causa di questo enorme impegno psicologico, la vita sociale dello scrittore,
prima così ricca, si va man mano riducendo ad un numero ristretto di amici, da
cui per altro sembra in qualche caso difendersi, mentre i suoi ritmi di vita
sono interamente sconvolti: dorme per la più parte della giornata e lavora la
notte; accanto gli rimane solo la domestica Celeste Albaret con il marito
Odillon. Nel 1914 muore in un incidente aereo ad III Antibes il
segretario-autista Alfred Agostinelli: è un altro momento tragico per Proust,
profondamente legato al giovane. Il quale, a sua volta, mostrava l'attaccamento
per il suo colto mentore volando con lo pseudonimo di Marcel Swann.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, nell'agosto del 1914, coinvolge e
sconvolge il mondo e le amicizie di Proust; alcune delle persone a lui care,
tra cui soprattutto Bertrand de Fénelon, muoiono al fronte; il fratello Robert è
in prima linea come medico e rischia la vita in più di un frangente. A Parigi,
Proust continua a lavorare al suo romanzo, apparentemente estraneo e
indifferente alla tragedia che lo circonda, su cui invece lascerà delle pagine
stupende ne "Il tempo ritrovato".
Da qui in poi, la vita sempre più segregata e solitaria di Proust sembra
scandita solo dal ritmo della sua opera. I vari volumi escono con regolarità,
accolti con attenzione dalla critica. Al riconoscimento e alla fama dello
scrittore ha contribuito soprattutto l'assegnazione del premio Goncourt, nel
1918, al libro "All'ombra delle fanciulle in fiore".
Proust, sempre più isolato, sta terminando la revisione definitiva della
"Prigioniera" quando, nell'ottobre del 1922, si ammala di bronchite.
Rifiutando qualsiasi assistenza medica, a dispetto delle insistenze del
fratello Robert, cerca di resistere agli attacchi della malattia,
particolarmente violenti e acuiti dall'asma, e continua la stesura della
"Fuggitiva", che riuscirà a portare a termine. Dopo questo ultimo
colpo d'ala si spegne il 18 novembre
1922."
Da: Biografieonline.it
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