giovedì, 23 marzo 2006-23:07
Io cominciai:
"Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù
s’ell’è possente,
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prima ch’a l’alto passo tu mi fidi.
Tu dici che di
Silvïo il parente,
corruttibile ancora,
ad immortale
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secolo andò, e fu sensibilmente.
Però, se
l’avversario d’ogne male
cortese i fu,
pensando l’alto effetto
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ch’uscir dovea di lui, e ’l chi e ’l quale
non pare indegno ad
omo d’intelletto;
ch’e’ fu de l’alma
Roma e di suo impero
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ne l’empireo ciel per padre eletto:
la quale e ’l quale,
a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo
loco santo
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u’ siede il successor del maggior Piero.
Per quest’andata
onde li dai tu vanto,
intese cose che
furon cagione
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di sua vittoria e del papale ammanto.
Andovvi poi lo Vas
d’elezïone,
per recarne conforto
a quella fede
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ch’è principio a la via di salvazione.
Ma io, perché
venirvi? o chi ’l concede?
Io non Enëa, io non
Paulo sono;
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me degno a ciò né io né altri ’l crede.
Per che, se del
venire io m’abbandono,
temo che la venuta
non sia folle.
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Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono".
Lungo tutto il cammino dalle tenebre alla
luce, Dante è sempre molto insicuro della legittimità del compito che gli è
stato affidato. Intendo dire, Dante ha il dubbio costante di non essere la
persona adatta per compiere un viaggio simile, mostrando anche un'umana
modestia. Ciò perchè il poeta pone la religione su un podio da ammirare e da
emulare. Lo scopo della vita termina il giorno del Giudizio Universale ed essa,
dunque, tende a una salvezza ultraterrena, una pace che verrà dopo la morte, se
si ha alimentato la vita con giusti precetti e in maniera virtuosa. Così, ai
versi 29-30 Dante scrive: quella
fede ch'è principio alla via di salvazione. I più sono portati a
parafrasare questa coppia di versi nel seguente modo: quella fede che è principio e via
della salvezza (Mariani-Gnerre). Ribadendo sempre la mia lontananza dalla
superbia, leggendo Dante mi è venuto spontaneo suggerire un significato un po'
diverso a questi due endecasillabi: quella
fede che è la base della salvezza. Cioè, la fede è l'unica condizione
necessaria e sufficiente per raggiungere la salvezza dell'anima dopo la morte.
Certo, non è il significato a cambiare radicalmente, in base alle due
interpretazioni. E' solo una sfumatura, ma, mi sembra, interpretando i versi
alla mia maniera Dante sottolineerebbe in maniera più marcata il ruolo
decisivo, indispensabile della fede. Non ho mai amato molto i commenti, le
critiche e le interpretazioni date ai capolavori della mano e della mente
umana, perchè spesso le trovo forzature e violenze sul significato primo e
originale che l'autore intendeva. In fondo, chi può leggere il cuore degli
altri?
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