martedì 14 febbraio 2012

Io cominciai


giovedì, 23 marzo 2006-23:07 

Io cominciai: "Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s’ell’è possente,
12     prima ch’a l’alto passo tu mi fidi.
Tu dici che di Silvïo il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
15     secolo andò, e fu sensibilmente.
Però, se l’avversario d’ogne male
cortese i fu, pensando l’alto effetto
18     ch’uscir dovea di lui, e ’l chi e ’l quale
non pare indegno ad omo d’intelletto;
ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero
21     ne l’empireo ciel per padre eletto:
la quale e ’l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
24     u’ siede il successor del maggior Piero.
Per quest’andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
27     di sua vittoria e del papale ammanto.
Andovvi poi lo Vas d’elezïone,
per recarne conforto a quella fede
30     ch’è principio a la via di salvazione.
Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono;
33     me degno a ciò né io né altri ’l crede.
Per che, se del venire io m’abbandono,
temo che la venuta non sia folle.
36     Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono".

Lungo tutto il cammino dalle tenebre alla luce, Dante è sempre molto insicuro della legittimità del compito che gli è stato affidato. Intendo dire, Dante ha il dubbio costante di non essere la persona adatta per compiere un viaggio simile, mostrando anche un'umana modestia. Ciò perchè il poeta pone la religione su un podio da ammirare e da emulare. Lo scopo della vita termina il giorno del Giudizio Universale ed essa, dunque, tende a una salvezza ultraterrena, una pace che verrà dopo la morte, se si ha alimentato la vita con giusti precetti e in maniera virtuosa. Così, ai versi 29-30 Dante scrive: quella fede ch'è principio alla via di salvazione. I più sono portati a parafrasare questa coppia di versi nel seguente modo: quella fede che è principio e via della salvezza (Mariani-Gnerre). Ribadendo sempre la mia lontananza dalla superbia, leggendo Dante mi è venuto spontaneo suggerire un significato un po' diverso a questi due endecasillabi: quella fede che è la base della salvezza. Cioè, la fede è l'unica condizione necessaria e sufficiente per raggiungere la salvezza dell'anima dopo la morte. Certo, non è il significato a cambiare radicalmente, in base alle due interpretazioni. E' solo una sfumatura, ma, mi sembra, interpretando i versi alla mia maniera Dante sottolineerebbe in maniera più marcata il ruolo decisivo, indispensabile della fede. Non ho mai amato molto i commenti, le critiche e le interpretazioni date ai capolavori della mano e della mente umana, perchè spesso le trovo forzature e violenze sul significato primo e originale che l'autore intendeva. In fondo, chi può leggere il cuore degli altri?

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