giovedì, 13 dicembre 2007-17:36
La Biblioteca Intelligente
di Nadia Alibrandi
Memoriale di un
cuore errante di Alice Alberini
Al giorno d'oggi si può scrivere un romanzo di formazione
senza scadere inevitabilmente nella banalità? Si può raccontare l'impalpabilità
dell'animo umano senza perdersi in noiosi sofismi? Si può ambientare il tutto
nella Spagna a cavallo tra il XVI e il XVII secolo ed essere comunque
terribilmente attuali?
A giudicare dalla lettura di questo bel libro, si direbbe
proprio di sì.
Kalindi, la protagonista, è infatti una giovane ballerina di
flamenco che di punto in bianco abbandona gli agi e le comodità della casa
paterna, per mettersi in viaggio alla ricerca di se stessa.
Un viaggio fatto di stenti e vita precaria, che la porterà
spesso a contatto con persone differenti, in cui specchiarsi, nel vano
tentativo di recuperare la sua anima perduta a causa di un terribile segreto
d'infanzia, che porta serrato nel cuore.
Un espediente narrativo, questo, di cui la Alberini avrebbe
potuto abusare fino ad annoiarci. Invece il dosaggio e' giusto e l'attenzione
del lettore viene tenuta desta dai continui cambiamenti di prospettiva, nonché
dalle bellissime descrizioni dei luoghi che fanno da giusto contraltare alla
complessa vicenda umana di questa giovane disadattata.
Questo perchè la trama, tutta impostata su di una sottile
ricerca della verità, si modella proprio sui tanti modi di essere della
protagonista nei vari momenti della sua vita, aggiungendo ogni volta un
ulteriore tassello a completamento di un puzzle di difficile soluzione.
Tanti aspetti diversi racchiusi in un'unica figura, dunque,
che in ogni momento del romanzo permettono approcci sempre differenti,
costringendoci a rivedere di continuo ciò che abbiamo letto fino a quel punto e
prospettandoci nel contempo nuove ipotesi o dubbi, fino a rimettere tutto di
nuovo in discussione al passaggio successivo.
Ma niente scatole cinesi o approccio epistemologico.
Solo tanta buona IMPREVEDIBILITA'.
E questo è davvero un gran merito dell'autrice.
Perchè, alla fine, con leggerezza, scopriamo che tra le mani
abbiamo davvero un bel romanzo che, senza neanche accorgercene troppo, ci ha
fatto riflettere a fondo su follia, debolezze, ossessioni e furore mistico.
In conclusione aggiungo solo che era da tanto che non mi
imbattevo in un libro che mi costringeva a prendere in mano il dizionario alla
ricerca di termini che non conoscevo. E in questi tempi sgrammaticati
post-cannibali&pulpisti, ben venga una scrittrice che sappia costruire una
frase seguendo CORRETTAMENTE le regole dell'analisi logica e per di più con
termini desueti, messi lì non certo per colpire, ma per stimolare l'immaginario.
Un ottimo libro di una bravissima scrittrice.
"Nessun uomo è un
mistero, tranne che per se stesso" Proust

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