giovedì 16 febbraio 2012

Gli uccellini cinguettano davvero


sabato, 4 ottobre 2008-21:54


Si sa che il luogo in cui abitiamo è sempre l’ultimo che visitiamo. L’abitudine ci costringe a non prestare attenzione al quotidiano e la frenesia nel voler scoprire, viaggiare, visitare e conoscere ci porta sempre più lontano di dove siamo già. Forse è che nel nostro tentativo di evadere dai problemi e dalla routine, rincorriamo mete sempre più lontane, quasi che fuggire fisicamente corrisponda ad allontanare i nostri pensieri. Senza dubbio, esplorare nuove terre è affascinante, ma se potessimo imparare a dare importanza anche al ritorno da questi viaggi, e non solo alla loro durata, scopriremmo che tornare a casa può essere un percorso altrettanto suggestivo.
Personalmente, ho attraversato l’Europa fino ad arrivare in Oceania. Ho studiato fuori casa, cambiando regione e città, ma nonostante io viva da sempre in Umbria, nel punto esatto in cui le montagne dell’Appennino poggiano i loro piedi, è solo dopo più di vent’anni che mi sono accorta di abitare a Sigillo. E me ne rendo conto ad ogni rientro, ogni volta con lo stesso stupore.
È in questi momenti che penso a quanto l’universale bellezza del “mio” Parco dovrebbe essere raccolta da tutti. Il fascino delle forze naturali in cui vivo da sempre è così esuberante che vorrei gridare al mondo infelice di venire a ritrovarsi proprio qui, dove io abito, dove io mi sto ritrovando.
Il Parco che circonda me e la mia abitazione è il Parco di Monte Cucco, rinomato per il turismo dei piloti di deltaplano, per la particolarissima Spaccatura delle Lecce, per la flora e la fauna ancora in vita. Abbiamo, dunque, già tutti gli ingredienti per un piatto da non lasciarsi scappare. Ma ciò che più mi lega al mio paese, a Sigillo, è il piedistallo del Monte, ovvero la campagna che lo circonda. Muta aspetto ad ogni stagione, come una donna cambia abito, sempre azzeccato, sorprendente. Come in un teatrino, indossa maschere sempre diverse nell’arco della giornata: è fresca di mattina, bagnata di rugiada, quando gli alberi se ne stanno immobili intorpiditi dal mattino e gli uccellini aspettano l’alba; si stiracchia ai primi raggi di sole, la campagna di Sigillo, e nel pomeriggio è ormai indaffarata nel suo lavoro di natura; si corica la sera, scrollandosi i movimenti del giorno appena passato.
Alcuni lettori potrebbero obiettare: il locus amoenus è solo un’invenzione letteraria e gli uccellini cinguettano allegri solo nelle fiabe. E capisco tutto questo, perché la società del ventunesimo secolo è abituata a grandi città, al grigio, ai rumori fastidiosi, alla fretta, al respiro affannato dal traffico e dall’aria malata e riconosce la natura spontanea solo nei pellegrinaggi fuori Nazione, negli itinerari lontani dall’hic et nunc. E’ comprensibile, ma non veritiero. Sigillo esiste, la “mia” campagna esiste, qui come altrove in Italia e nel mondo. La mia fortuna è essere nata già in questo deittico “qui” e l’unica cosa che posso fare è condividerlo con gli altri, anche solo immortalando in uno scatto alcune ore della giornata in cui la campagna avverte che quello è uno spettacolo che non si ripete.
Quando ero piccola mia madre mi descriveva la nebbia di prima mattina come il velo della montagna e, così, io ero convinta che in quei momenti Monte Cucco si sposasse con il cielo e che io facessi parte delle damigelle che, con i campi intorno a me, sollevavano lo strascico.
Ora che non sono più una bambina continuo a percepire la campagna intorno a me come una persona che comunica i suoi stati d’animo, le sue scoperte, le sue gioie e le sue disgrazie attraverso le più varie manifestazioni. Così, quando percorro la strada bianca che dal monte mi inoltra negli spazi aperti, nell’ora in cui il sole bacia le colline di rosa e di arancione, so che vuole congedarsi da me anche in quel giorno con un ultimo spettacolo rivelatore ed è in quel momento che sento il bisogno di scattare una foto, perché so che la campagna è vanitosa e vorrebbe che tutti la vedessero vestita così, di luce e di magia. Le foto sono il suo biglietto da visita per il resto del mondo.


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