giovedì, 27 gennaio 2005 - 17:51
"La parola
'testo' viene dal verbo latino texere,
che significa 'tessere'. Per cui il testo è prima di tutto una tessitura di
parole. Interessante, vero?" (Cosmetica del nemico, A. Nothomb)
Già...curioso e quasi romantico è pensare che colui che scrive
ricama inchiostro. Peraltro, sento di poter condividere questa sensibile
metafora musicale, poichè la vità spesso riserva imprevisti che sul momento non
riusciamo ad affrontare, o problemi dolorsi...ma è con i libri, le poesie, i
romanzi, il ricamo di parole che riesco a estraniarmi dalla caotica realtà. E
allora entro in un altro mondo; è un mondo nel quale anche io vivo, ma vivo con
altri personaggi, in altre avventure...e li sento miei...battono dentro di me.
Sicuramente avrete già provato la sensazione di forte nostalgia al momento
della conclusione di un libro...è un distacco così doloroso. Quei personaggi
non torneranno più e noi non potremo più usare le loro stesse mani, respirare
le stesse parole, toccare i loro visi. Quando leggo, essi sono con me, in me e
io sono per loro, con loro. Qualcuno tesse per noi, per me, ma sembra un abito
della mia misura. Questo amore per l'inchiostro, che si assorbe nella carta e
quivi rimane per sempre, è il gomitolo che per sempre mi poterò dietro, perchè,
usando un'espressione di Joistein Gaarder, siamo "due sguardi che si
incontrano con fermezza e decisione e che semplicemente rifiutano di lasciare
la presa".

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