domenica, 26 febbraio 2006-16:28
“(…) tutto era scomparso: io ero vuoto come la steppa. (…) E
poiché c’era solo il vuoto, il vento aveva portato cose nuove(…) Ero tornato a
provare l’antico entusiasmo: mi ero liberato della mia storia personale, avevo
distrutto l’ ‘adattatore’(…)” (Paolo Coelho)
Coloro che vivono superando un modo di
esistere che l’abitudine rende infinito e immutabile scoprono la propria
“leggenda personale”, assaporandola e rendendola propria e vitale. Non sono
molte le persone che hanno l’accortezza o, semplicemente, il coraggio di levare
l’àncora da un’esistenza che si è ormai adattata alla routine quotidiana, per
comodità, per sicurezza, o anche perché si reputa impossibile uscire da un
tedio ripetitivo. Il risultato è che, rimanendo attraccati al solito porto, la
barca rischia di marcire e di cadere pian piano a pezzi, anche se si cerca di
riverniciarla, di ristrutturarla per coprire agli altri e a se stessi la
fatiscenza della propria barca (la propria esistenza). Una barca ha bisogno di
cavalcare le sue onde, perché per questo è nata. L’uomo ha bisogno di seguire
il suo cuore, perché questa è la sua rotta.
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