sabato, 30 aprile 2005 - 15:59
La vita è veramente serendipica
(come direbbe il clarus Presidente
Cesarini). Mentre mi stavo abbeverando alle fonti di Amèlie Nothomb, sorgente
del mio intelletto, mi sono ritrovata faccia a faccia con un'informazione tanto
curiosa quanto inquietante. Fa riflettere scoprire che in Nepal, a Kathmandu,
esista da secoli un culto, quello della Dea Vivente, da un lato estremamente
affascinante, ma dall'altro completamente diseducativo, amorale e disumano. La
Kumari è una dea bambina, che viene scelta tra varie nasciture all'età di tre
anni. Deve corrispondere ai 32 canoni di perfezione, tra cui la pelle chiara,
la perfetta dentatura, il seno assolutamente accennato,... La bambina,
divinizzata, viene osannata da tutto il popolo nepalese e ricoperta di servigi
e fasti. Tuttavia, una volta prescelta, viene condannata a sedere sul suo trono
suntuoso fino all'età in cui il segno sanguigno della maturità farà la sua comparsa.
Infatti, in quanto incarnazione della dea Taleju, non può ferirsi o perdere
sangue, dal momento che una divinità non può essere curata come un essere
comune; non può nemmeno lamentarsi, nè piangere, nè fare i capricci. Non può
giocare con gli altri bambini e nemmeno camminare o uscire dal tempio (se non
13 volte l'anno, per le festività in suo onore o che richiedono la sua
presenza), proprio per "proteggerla" da possibili incidenti. Quando
viene portata fuori dal sacro tempio su una lettiga, i popolo non può guardarla
negli occhi, poichè una credenza vuole che il suo sguardo fulmini chi osa
osservarla inchinato. Per i numerosi turisti che si recano nella sua
dimora, oggi le è concesso affacciarsi per essi da una piccola finestra, a
patto che prima ci si sia assicuarti della non presenza di macchine
fotografiche o da ripresa, poichè essa non può venire immortalata. Questa
divina bambina, dunque, è costretta a una vita sedentaria e priva di contatti
con il mondo.
Il suo istruttore ben poco le
insegna, spaventato dai suoi poteri. Una volta cacciata, perchè maturata, si
ritrova in una società che non sa affrontare, con difficoltà nel camminare,
sovrappeso e incapace di relazionarsi. Nel caso in cui riesca a trovare un
equilibrio con la vita vera, raramente riesce a sposarsi, poichè si crede che
colui che sposerà la Kumari sia condannato a morire tre mesi dopo. Spesso,
quindi, l'ex dea vivente, o meglio (come ho letto in rete) morente, è costretta
alla prostituzione o, comunque, all'alienazione dalla vita sociale. Insomma, un
apogeo infantile che bandisce l'adolescenza e la crescita come il declino umano
più assoluto, incrementando il già diffuso e logico senso imprescindibile di
straniamento di tutti gli adolescenti, con le annesse paure, preoccupazioni e sofferenze
per l'adattamento a una nuova età, un nuovo corpo, una vita diversa. Quando si
dice "i soldi non fanno la felicità"...

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