mercoledì 8 febbraio 2012

Parlare a vanvera

                                                                                                                                                           giovedì, 6 maggio 2004-15:51


"Qualcuno vi ha mai sgridato, mentre parlavate senza stare troppo attenti al filo dei vostri pensieri, dicendovi: "Non parlate a vanvera"?[...] vi siete mai chiesti come è nato questo strano modo di dire? Il fatto che dette origine a questa frase, a sua volta, ebbe origine nel secolo scorso. Il 12 agosto 1897 ai coniugi Van, di lontana origine olandese, nacque una bella bambina di tre chili e mezzo, che fu battezzata col nome di Vera. La signora Van, da signorina, era stata un'attrice famosa. Sposandosi aveva abbandonato a malincuore la carriera per dedicarsi alla famiglia. Così ora, quando cullava la piccola Vera per farla addormentare, invece di cantarle le solite ninne nanne, le recitava dei lunghi monologhi, sforzandosi di usare un tono calmo e monotono, adatto a chiamare, come ben sapeva per esperienza, prima la noia e poi il sonno. Vera ascoltava con gli occhietti sgranati, zitta, ma addormentarsi non si addormentava. Anzi, più la madre le parlava, più lei drizzava la testolina pelata, ben sveglia e attenta ad ascoltare.[...] Quando ebbe cinque anni, Vera chiese di andare a scuola. Le avevano detto che, poichè era troppo piccola per essere iscritta in prima elementare, l'avrebbero messa a frequentare come uditrice.[...] Fu proprio in quel tempo che la bambina sentì nominare per la prima volta il proprio nome preceduto dal cognome.[...] la maestra, quando faceva l'appello, diceva Van Vera. Il nuovo nome le piacque tanto che decise che, d'ora in avanti, si sarebbe fatta chiamare solo così. Quando ebbe 15 anni[...] Van Vera si ritrovò piena di corteggiatori. -Ma cosa ci trovate in quella gattamorta?- chiedevano acide le amiche ai compagni. -Vuoi mettere?- rispondevano i ragazzi. -Una che ti sta ad ascoltare e non ti interrompe mai?- [...]Ed era proprio così. [...] Non si era ancora saziata di quello che la gente aveva da dirle. E non importava fossero delle storie strepitose.[...] lei ascoltava tutto con lo stesso vivissimo interesse. Quando compì 20 anni chiese di fare parte del Telefono Amico. Le ore che passava al banco del centralio, con la cuffia, ad ascoltare gli sfoghi e le lamentele di gente sconosciuta, erano per lei i momenti migliori della giornata. Quando poi si trattò di scegliere un lavoro, naturalmente Van Vera non ebbe esitazioni. Avrebbe fatto l'udistrice giudiziaria. [...]Passarono gli anni, e Vera, con la sua disponibilità ad ascoltare, era sempre circondata da una quantità di gente. Fra costoro c'erano anche una 15ina di nipoti, pronipoti e bisnipoti.[...] Come tutti i ragazzi, erano felici di avere un adulto che li prendeva sul serio e che ascoltava i loro problemi senza mai sgridarli e senza fare la spia ai loro genitori; ed erano fra i più assidui visitatori della casa di Van Vera. Ma, ascolta che ti ascolta, evidentemente anche i timpani umani hanno un limite di usura.[...] un bruttissimo giorno, Vera, che stava ascoltando piena di interesse le confidenze di un suo bisnipote di nome Potito, improvvisamente vide il ragazzo che apriva e chiudeva la bocca come un pesce[...] Era diventata sorda![...] Consultò i medici più famosi [...] Ma non ci fu nulla da fare.[...] Figuratevi la sua disperazione![...] Allora il bisnipote Potito, che era un ragazzo sveglio e intelligente, radunò tutti i cugini di primo, secondo e terzo grado, e disse loro: -La prozia Van Vera ci ha ascoltato quando eravamo piccoli e nessuno ci dava retta.[...] Adesso tocca a noi ricambiarle il favore. Non possiamo restituirle l'udito, ma possiamo darle la sensazione di essere ancora utile. A turno andremo a trovarla tutti i pomeriggi e le parleremi, ogni volta, dal dopopranzo all'ora di cena.- -Ma cosa le diremo?- protestò una pronipote di nome Nicoletta -Io non riesco a fare un discorso sensato se ho l'impressione che chi mi ascolta non capisce. Mi sembrerebbe di parlare in turco a un eschimese.- -E chi ti chiede di fare discorsi sensati?- rispose Potito -Basta che diciamo qualcosa, non importa cosa.[...] E così fu. I 15 ragazzi pagarono il loro debito di riconoscenza e intrattennero Vera con i loro discorsi senza senso fino alla fine dei suoi giorni. La signora Van Vera morì a 99 anni, felice. Ma dopo di allora, quando i ragazzi parlando con i loro genitori (che ci sentivano benissimo) dicevano qualche stupidaggine, si sentivano rimproverare: -Ehi! Cosa stai dicendo? Non stai mica parlando a Van Vera!- Col tempo nome e cognome si fusero in un'unica parola e la fama si sparse al punto che, ancor oggi, quando qualcuno parla dicendo delle cose senza senso, si usa dire che "parla a vanvera"." (Parlare a vanvera, Bianca Pitzorno)

Questo libro mi ha divertita da matta quando l'ho letto da bambina!!




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