giovedì 9 febbraio 2012

Nuove dall'India


venerdì, 17 settembre 2004 - 15:33 

Nel 1934, Kalindi Achala sbarca in Italia. E' l'Italia di Mussolini, l'Ialia fascista. Interessante, però, in questo caso, non è il clima storico, bensì quello culturale dei novecentisti. Sta esplodendo, già da un po' di anni, lo stile simbolista, l'ermetismo dei seguaci di Ungaretti (il quale non ha nulla a che vedere con l'ermetismo), l'espressionismo e il surrealismo di Campana,... Kalindi si innamorà dell'Italia, come la maggior parte dei letterati dell'epoca. Staziona soprattutto a Firenze, culla dell'Umanesimo. Tenta di irrompere nella vita culturale dell'epoca e del Paese, incontrando e scontrandosi con non poche difficoltà in quanto donna, in quanto poco conosciuta dal punto di vista letterario. Tuttavia, comincia a frequentare "in borghese" il Cafè San Marco, una delle due sedi nobili della letteratura fiorentina, e Piazza della Repubblica, allora Piazza Vittorio Emanuele, dove tenevano le loro discrete lezioni Montale e gli uomini di Solaria. Ma soltanto quando, seguendo i giovani studenti del San Marco, fu ammessa alle Giubbe Rosse entrò in perfetta adesione con l'ermetismo. Difatti, esso ebbe veramente inizio proprio in questa occasione, quando la gioventù più avvertita cercava di sottrarsi all'influenza delle generazioni precedenti. Proprio come gli ermetici, Kalindi aveva un forte desiderio di andare a cercare all'estero quello che non trovava nel suo Paese o che conosceva in maniera imperfetta. Pertanto, Kalindi conobbe l'Italia di Bo e Bettocchi, di Luzi e Alfonso Gatto, di Montale e di Ungaretti, Pascoli... Sappiamo tutti molto bene quanto le donne siano state le "Muse" delle poesie di Montale: chissà se anche Kalindi fu una di quelle? Il dubbio rimane, soprattutto a proposito dello scritto montaliano "Su una lettera non scritta"; che non faccia riferimento al mare che lo separerà dall'India?

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