venerdì 10 febbraio 2012

Capelli, parrucche, tinture


venerdì, 12 novembre 2004 - 08:21

Notizie sempre più curiose dal sito:
http://www.imperium-romanum.it/IR/cultura/vestiti_accessori.htm
La cura dei capelli delle matrone romane era invece affidata ad ancelle dette "ornatrix", costrette a destreggiarsi quotidianamente tra impalcature di riccioli, trecce, nastri e spilloni nel non facile compito di rendere bella anche chi non lo era, pena le ire delle bisbetiche e pretenziose padrone. Nei secoli, le mode portarono le donne romane a sfoggiare vari tipi di acconciatura. Da quelle con i capelli semplicemente tirati all'indietro e aderenti alla nuca o divisi in ciocche gonfie (la cosiddetta pettinatura "a melone") dell'inizio dell'età imperiale si passò a elaboratissime acconciature alte sul capo e ridondanti di riccioli ottenuti arricciando i capelli con un ferro rovente, il "calamistrum", riscaldato sulla cenere dagli schiavi "cinerarii" che lavoravano in "equipe" con le "ornatrix".
A partire dal II secolo d.c., le donne romane presero a ornare ulteriormente le loro capigliature con nastri, diademi, e spilloni in oro, avorio o argento, elegantemente rifiniti e cavi all'interno, tanto da poter contenere anche veleno, per ogni evenienza. Appuntiti e sottili, oltre a costituire un ornamento potevano anche essere usati come arma di difesa e di offesa. Si narra che Fulvia, moglie di Marco Antonio, abbia infierito proprio con lo spillone dei suoi capelli sul cadavere del retore Cicerone forandogli più volte la lingua per punirlo di averla avuta "troppo pungente".
 Le parrucche, anch'esse ovviamente elaboratissime, soprattutto in epoca imperiale, venivano confezionate con capelli veri, provenienti dall'India o, per le chiome bionde, dalle capigliature delle donne barbare del Nord Europa. 

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